In un parco di città due ragazzi si parlano seduti su di una panchina, il vento gelido del pomeriggio sferza i loro volti mentre la loro anima cerca un futuro che non sembra roseo, sono alla ricerca di un istante di felicità, ma...
Un bell'esordio per Salvario che con questa sua autoproduzione ci porta a conoscere il suo animo che ricorda, un po', un menestrello malinconico il quale racconta le incertezze di una quotidianità che non rende la vita facile ai giovani che vorrebbero guardare al futuro.
Una linea melodica un po' aspra viene rafforzata da rif di chitarra elettrica quasi ipnotici mentre un'acustica molto delicata stende un tappeto argentino nelle strofe.
Estremamente curato il drumming che sostiene l'intera canzone con un basso estremamente efficace, seppur semplice e preciso sulla cassa, rendono l'insieme molto accativante.
Di grande effetto il finale che si propone con uno stop and go che regala spazio anche ad un assolo di elettrica di grande gusto seppur molto semplice.
Più che lampante la stesura in stile rock classico che regala una bella intensità.
Da gustare a volumi sostenuti!
La storia
L’Ep nasce dalla collaborazione con Matteo De Simone, cantante-bassista dei Nadàr Solo, a cui Salvario ha af dato i suoi provini chitarra e voce, composti tra il 2013 e il 2014, quando decide di trasferirsi stabilmente a Torino.
I due lavorano a stretto contatto sugli arrangiamenti dei 4 brani scelti, poi registrati e mixati nel luglio 2015 alla Maison Musique studio di Rivoli (TO), da Federico Puttilli, chitarrista degli stessi Nadàr Solo.
Il lavoro è un mix di pop-rock, folk e cantautorato italiano, nonché una lettura personale del percorso tracciato da vari interpreti della nuova scena rock di Torino (Nadàr Solo, Levante, Bianco, Celona), seguiti con particolare attenzione sin dai primi giorni in città.
Le canzoni offrono spunti autobiografici, come “Mare”, che descrive il legame con la propria terra d’origine (la Puglia, la provincia di Taranto), a metà tra romanticismo e realismo: da una parte i bellissimi ricordi, dall’altra l’assenza di concrete prospettive.
Gli altri brani seguono in parte la stessa linea descrivendo aspetti di vita quotidiana (“Per un istante”), come l’introspettiva “Natale 2014” e la più emotiva “Tutto quello che ho da dire”.
I testi, asciutti e diretti, seguono la semplicità della struttura musicale, inquadrata secondo la forma canzone. Questo lavoro sancisce il legame con la città di Torino e rappresenta un nuovo percorso personale e artistico.