Attraverso il parabrezza dell'auto il cielo sembra ancora più plumbeo, i tergicristallo fanno fatica a tenere i vetri puliti dalla pioggia ed il tuono fa vibrare l'asfalto, manca poco e sarà arrivata, nella sua casa di Manchester lui la sta aspettando...
Un sound tra lo psichedelico ed il tribale è il biglietto da visita per questo nuovo singolo dei Bankrobber che tornano con la grinta di sempre per proporci il loro nuovo lavoro.
Un drumming incentrato soprattutto sul gioco tra cassa e tom viene sostenuto egregiamente da un basso molto aggressivo che risulta fondamentale per tutto l'incedere del pezzo con il finale che, nelle sue ultime battute, scarica tutta la potenza dei suoi cavalli inserendo nella stesura anche un rullante più che aggressivo.
Le chitarre, per gran parte del pezzo, si limitano a qualche pennata di elettrica con una lievissima distorsione con un'eccezzione di gran gusto in un inciso centrale dove la fa da padrone una ritmica di acustica condita da qualche spruzzo fatto di armonici di elettrica per poi lasciar ripartire il groove e la potenza del pezzo tutto che arriva al gran finale con una serie di incroci di rif in distorsione che si amalmagano in un assieme che diventa un vero assolo.
Molto elegante la serie di tocchi, molto delicati, di pianoforte i quali possono essere tranquillamente definiti la più classica delle ciliegine su di una gran bella torta.
Sempre molto caratteristica, quasi newage, la linea di cantato che si va ad integrare alla perfezione con tutto il pezzo.
Da sorbire in cuffia a volumi sostenuti!
La storia
Tornano i Bankrobber, quei ragazzi che vengono dalla punta del Lago di Garda.
Quelli che hanno collaborato con Enrico Ruggeri, il quale esibisce con orgoglio la loro t-shirt durante concerti e allenamenti in palestra.
Quelli che in 8 anni di esistenza hanno cambiato line-up, hanno fatto cose sempre diverse, come una vera band che si rispetti.
Quelli la cui musica è disponibile in digitale, in cd e in vinile.
Quei bravi ragazzi che oggi ci consegnano un lavoro maturo che lascia ben
sperare per il futuro. E si ritorna ad ascoltare liriche in inglese.
"Childhood" mette subito in chiaro le cose: i Bankrobber, nonostante la giovane età, non appartengono a questa epoca. Un drumming inaspettato e tutt'altro che banale fornisce la solida base per la melodia del basso - il 1978 non è mai passato - e la chitarra slide, presa in prestito
direttamente da mr. George Harrison.
"Jack The Ripper" è l'ossessivo commento musicale alla poco conosciuta poesia di A.R.D. Fairburn, tra suggestioni Electro-Wave e un cantato knopfleriano che contribuisce a ficcarvi in testa l'essenziale e scarna melodia, senza pietà alcuna.
Da segnalare il breve intervento di Mickey E.Vil, cantante dei Mugshots, l'unica band europea mai prodotta dal braccio destro di Lou Reed e
Alice Cooper, il compianto Dick Wagner.
"Mr. Rainbow" riporta il sole, con i suoi accattivanti ritmi Reggae che dimostrano ancora una volta come Clash, Police, Ruts, Stranglers, Stiff Little Fingers, XTC e tanti altri musicisti bianchi della Londra dei giorni migliori avessero ragione, quando si trattava di contaminare la propria
musica.
"Pier 39" mette in evidenza un'attitudine quasi tribale, col precisissimo basso pulsante che caratterizza molti brani dei Bankrobber. Ma la sorpresa è in agguato, con un intermezzo acustico che riporta alla mente la Manchester più trasognata.
"Tales Of Shady Places" ci spedisce invece, con un volo di sola andata, in quel di Bristol - possibilmente verso la fine degli anni '90 quando una certa musica nuova chiamata Trip-Hop affascinava con la sua pacatezza e le sue atmosfere oniriche.
La varietà è sicuramente la chiave di volta di questo lavoro: ora non resta altro che sperare in una data dei Bankrobber nella città più vicina, per completare l'opera di apprezzamento di questa band senza tempo, dunque adatta ad ogni epoca.