Lo specchio rimanda la sua immagine, negli occhi brilla quel pizzico di malizia che la fa diventare affascinante...
Guarda i suoi vestiti per la sera ed ancora una volta l'andare controcorrente sarà il suo marchio di fabbrica...
Psichedelico, un po' onirico con quel pizzico di allucinogeno che non guasta mai nel rock!
Ronin fa parte di un album d'esordio di certo non easy listening, ma di sicuro suonato con grande qualità per una band che ha davvero tanto da dire!
Un disco che ad ogni ascolto regala emozioni nuove e che non annoia mai!
Un gran bel dialogo tra chitarra acustica e pianoforte fa da intro a Ronin e già dalle prime battute ci fa capire di esser di fronte ad una formazione di musicisti veri...
La linea ritmica, mai ripetitiva risulta delicata fino al primo inciso per poi esplodere, dopo un bel stop and go, in una evoluzione quasi funkeggiante grazie anche ad una linea di basso sempre melodicamente protagonista.
Le chitarre elettriche e le varie parti di acustica sono centrali in un arrangiamento a dir poco variegato alternando momenti solistici gustosissimi ad altri pensati per essere al servizio del mood.
Tappeti di synth analogici, hammond ed effetti ricchissimi sono il sottobosco azzeccato per l'atmosfera e mettono in luce capacità tecniche e gusto senza soluzione di continuità!
La linea di cantato si incastra alla perfezione con l'atmosfera risultando gradevolissima nella sua particolarità.
Siamo di fronte ad un'idea di fare musica assolutamente di grande spessore artistico dove ogni bit è una perla e che in ogni momento ci può regalare un assolo, un rif o altre particolarità che danno sempre un ritmo ed un'energia che solo questo tipo di musica può garantire.
Da sorbire senza soluzione di continuità per cogliere tutte le sfumature di questi 11 minuti di puro godimento musicale!
La storia
Guardando il proprio volto allo specchio, non solo capita di osservare l'esteriorità dei lineamenti, ma anche di soffermarsi sull'interiorità, alla ricerca di sé stessi, attraverso lo sguardo, le espressioni degli occhi, le ciglia aggrottate, in una introspezione che si perde in quella immagine riflessa e va oltre. Questa è la musica degli Alice's Mirror, che in "Through The Mirror", propongono un progressive cervellotico e visionario, dinamico e in continuo fluire verso la ricerca di nuove sonorità. Fulvio Bucci al basso e alla voce, Michele Modugno alla batteria, Eduardo Bucci alle tastiere e ai cori e Walter Antonio Lanotte alle chitarre sono gli artefici di questo percorso di ricerca, che cammina in sospeso tra il passato delle vecchie glorie del Progressive e il futuro delle nuove tendenze musicali: il presente è da guardare "Through The Mirror" secondo otto angolazioni diverse. "Fake Communication #1" è l'opening track, dalle atmosfere cupe e tenebrose, che abbandona subito l'ascoltatore in balia di tastiere e chitarra elettrica che scavano negli abissi della propria anima e lasciano ad un inquietante voce che urla il proprio "silenzio" di fronte a ciò che non conosce. Una nevrosi che si protrae nei quasi sei minuti e mezzo di "Fake Communication" riprendendo i fasti della variabilità ritmica progressive e la proietta in sonorità moderne e accattivanti, con il finale a sorpresa di "Alice Nel Paese Delle Meraviglie". "Alice's Dance" racchiude quattro minuti di stravaganza e sintonia di gruppo nella creazione di un brano strumentale imprevedibile che apre la via a "Ronin": undici minuti e mezzo di autentico progressive, sapiente miscela ed equilibrio tra chitarra, basso, tastiere e batteria, con ritmiche melodiose alternate a sonorità tanto irrequiete quanto instabili. "Bachtown", come la traccia precedente, è il brano di punta dell'intero lavoro: epico, enfatico, e sembra rispolverare in chiave progressive pomposità classiche e barocche. "Merigold" gioca con le atmosfere festanti dei menestrelli e dei cantastorie, per lasciare il posto a "Jump The Step", punultimo atto del disco, in cui si ritorna alla modernità delle tastiere e delle ritmiche imprevedibili. La follia dello "Specchio Di Alice" si chiude con l'atmosfera cocente di "Arabian Carpet", che in dieci minuti tiene vivo il fuoco ardente di un progressive la cui fiamma si è affievolita nel corso del tempo, ma mai spenta del tutto. L'esordio degli Alice's Mirror è promettente, grazie ad un lavoro le cui sonorità travalicano il già sentito e sfondano il muro del suono con un album la cui originalità non si mette in discussione, anche se certi passaggi trovano accostamenti al Banco e ai Genesis con sfumature Floydiane. Nel riflesso di uno specchio folle, ognuno ci vede ciò che vuole, ma l'immagine che è riuscito a proiettare il nostro quartetto è quella di uno stile puro e di grande spessore. (Angelo Torre) Leggi la storia della band!Artista:
Alice's Mirror
Genere:
progressive