Siamo tutti profughi

La brezza mattutina accarezza i pontili del porto, lui guarda il mare, guarda lontano verso l'orizzonte e pensa alla sua terra che ha lasciato per cercare una vita migliore in un paese straniero che, però, lo tratta come un diverso da evitare... Si chiede perchè l'uomo è così impaurito da ciò che non conosce... Intenso, carico di significati e di atmosfere profonde... Siamo tutti profughi è il nuovo singolo dei Free Shot e va a scoperchiare un vaso di pandora davvero attuale ed in linea con questi tempi poco sereni... Il brano si apre con un ukulele che da il ritmo e che, con un'equalizzazione molto enfatizzata sui medi, da l'idea della lontananza e di paesi lontani... La linea ritmica, rigorosamente sincopata, è caratterizzata da una batteria estremamente pulita e cristallina che viene sostenuta da un gran bel giro di basso il quale, con fraseggi molto raffinati, contribuisce a mantenere molto alta l'attenzione di chi ascolta. Un'apoteosi composta da una sezione fiati ricchissima, con un bel clarinetto a spiccare sull'assieme, una fisarmonica in stile Gallianò, e le ritmiche di ukulele, rappresentano il giusto compendio alla linea di cantato che, come sempre nei Free Shot, rappresenta il valore aggiunto del mood di questa band. Notevole l'arrangiamento, nel suo globale, che, pur mantenendo sempre il più tipico dei 4 quarti come timing, gioca tra raddoppi e dimezzamenti della battuta stessa! Da ascoltare più volte per entrare a pieno nell'atmosfera della canzone!

La storia

La musica suggerisce una soluzione allo smarrimento e alla infondata paura che spesso è figlia di una propaganda sensazionalista che non fa altro che alimentare xenofobia ed emarginazione; la musica è uguaglianza e libertà e per questo i Free Shots ci invitano a superare le diversità ed i confini attraverso quest’arte. In “Siamo tutti profughi alle influenze Gybsy si mescolano Jazz, BalKan e Blues, sonorità da sempre legate al viaggio, ai popoli nomadi ed alla loro straordinaria vita itinerante. La band genovese con questo brano concentra l’attenzione su di un tema di strettissima attualità “la migrazione” e lo fa coinvolgendo, per la realizzazione della stessa clip, dei migranti, alcuni rifugiati politici altri no, che attualmente vivono a Genova e sono originari di paesi come Camerun, Guinea, Gambia, Senegal, Nigeria, Angola, Mali, Bangladesh, Siria, Polonia, Argentina, Ucraina, Panama, Messico, Albania, Cile, Cina, Korea del Sud e Giordania. Il messaggio che i Free Shots intendono ribadire con questo brano è l’uguaglianza tra tutti i popoli della terra. La clip è girata all’interno del Museo del Mare che è a sua volta memoria storica di quello che nei secoli è accaduto nel Mediterrano. Il suo nome, Galata, è un omaggio al quartiere di Istanbul che per secoli accolse una delle più grandi comunità genovesi del Mediterraneo. Al suo interno è, inoltre, possibile leggere le numerose lettere che i nostri connazionali emigrati scrivevano ai loro famigliari una volta iniziato il viaggio verso le Americhe. Da questo e da molto altro, non ultimo il buon senso, possiamo trarre come conclusione che il tema delle migrazioni e le difficoltà a loro connesse ci riguardano in prima persona da svariati secoli anche se ora questo fenomeno viene vissuto e raccontato come un problema da arginare a tutti i costi. Possiamo a ragion veduta sostenere che, nonostante il colore della pelle, la cultura, intesa come tradizioni, e la distanza che ci separa da altri popoli, la storia ci accomuna tutti e ci rende UGUALI. Leggi la scheda della band!

Artista: 

Free Shots

Genere: 

World Music

Copertina del brano: