La sera si sta avvicinando, nel bar lui fissa il bicchiere dell'aperitivo e pensa, quasi con paura, alla serata che lo aspetta...
Stassera si vedranno, ma come andrà? Riusciranno a non litigare? Così non può andare avanti, ma lei è entrata dentro di lui e sa che non può più farne a meno...
Un po' di psichedelia condita con quell'elettronica un po' vintage che fa muovere l'adrenalina...
Questo è l'esordio de Il Solito Dendy...
Un bit pulsante ed avvolgente sostiene tutta la traccia arricchito da un basso sinth morbido, ma di grande presenza.
Gli effetti che arricchiscono la canzone si tingono di quel certo non so che di analogico che non lascia indifferenti e riporta la memoria a quegli anni '80 che non guastano mai.
La stesura del pezzo, fatta di strofe pulsanti, un ritornello che ti entra dentro ed una serie di incisi composti da stop and go davvero intelligenti, rappresenta l'umus ideale per la linea vocale di Fabrizio che si presenta così al suo pubblico.
Da gustare a volumi sostenuti!
La storia
Il Solito Dandy nasce biondo, sintetico e nostalgico. Suona la chitarra e i sintetizzatori tra abat-jour e miocardio, tra la luce del neon e la periferia. E’ un romantico da discoteca, un gentiluomo di marcia eleganza disperso in un cocktail annacquato, in un locale in riva al mare o sulla giostra di un luna park.
Bisturi, il suo singolo d’esordio distribuito da Vina Records, anticipa l’album in uscita il prossimo autunno, è prodotto da Fractae ed è masterizzato da Tommy Bianchi. Un brano ballabile che racconta di una storia d’amore tra litigi, paranoie e pensieri; sullo sfondo una festa anni ’90, qualche cocktail di troppo e un “ti penso” ossessivo dal quale si evince una forma di dipendenza nei confronti dell’altra persona.
Palpitazioni, insonnia, remore o fisime? Questo il grande dilemma de Il Solito Dandy che scrive facendosi ispirare da situazioni realmente vissute, da ricordi più o meno nitidi, da sentimenti che trovano dimora in fondo alla sua anima.
Il videoclip è diretto dallo stesso Fabrizio Longobardi in arte Il Solito Dandy che sì è servito del montaggio di Dario Capello e delle riprese di Capello e Alma Vassallo.
Lo storytelling si sviluppa intorno al concetto di “amore disperato”. Il protagonista balla nella notte perso tra locali, luci al neon, autobus, insegne di cinema e pizza-kebab. Un ballo “disperato” per esorcizzare la tristezza di un amore perduto che ogni tanto si mostra come un flash nella memoria.
Ricordi felici e dettagli impressi nella mente spingono il protagonista a ballare come se, attraverso il ballo, potesse cancellare il malessere per una storia d’amore finita. Il tentativo si rivela vano e il protagonista si ritrova a danzare tutta la notte in giro per la città.