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Non è un'illusione, torna il 30 settembre la grande artista romana.
Il 30 settembre esce Pareidolia (da wikipedia: La pareidolia - dal greco είδωλον, immagine, col prefisso παρά, simile - è l'illusione subcosciente che tende a ricondurre a forme note oggetti o profili naturali o artificiali dalla forma casuale ) il nuovo disco di Marina Rei, cantautrice e musicista romana di notevole spessore. L'abbiamo incontrata in occasione di questo nuovo ritorno alle scene, da indipendente (etichetta Perenne).
Dopo oltre 20 anni di carriera un nuovo disco, sensazioni?
Sono cose alle quali, in definitiva, non si fa mai l’abitudine, diciamo che la fase di produzione è quella più impegnativa, soprattutto a livello emotivo: l’ansia del creare un prodotto valido, le aspettative che si creano inevitabilmente, il chiedersi se piacerà o meno. Insomma, è sicuramente più teso il prima piuttosto che il dopo, poi arriva il momento finale, la presentazione, il risultato delle tue fatiche e ti ritrovi a pensare “ok, è arrivato il momento”. Un po’ come quando aspetti un figlio e, durante la gravidanza, sai che deve arrivare e con il primo doloretto che ti segnala il momento cruciale, pensi “ci siamo”
Sei una veterana: come vedi il mondo della musica di oggi?
Piuttosto difficile. Oggi un discografico non valuta quasi più le qualità artistiche, ma guarda solo l’eventuale personaggio, l’immagine che può dare e oggi, purtroppo, questo non fa che svilire chi vive con la musica e la ama a tal punto da farne una ragione di vita. Io, da tempo, sono passata all’autoproduzione, con tutte le difficoltà che lo sganciarsi dalle grandi major della musica comporta, ma tutto questo mi ha dato la libertà di essere me stessa sul lavoro senza vincoli di sorta, ma è chiaro che questo comporta difficoltà immani.
Pareidolia è un ritorno alle origini o una pagina nuova?
Non direi un ritorno alle origini, anzi. In questo disco, ideato con Giulio (Giulio Ragno Favero, Il Teatro degli Orrori, produttore artistico di Pareidolia, con cui Marina collabora già da qualche tempo) abbiamo cercato di mettere in risalto quelle che sono le mie peculiarità di musicista che dà il massimo nei live.
Come nasce l’idea di questo disco?
È stato proprio Giulio a convincermi a tornare in studio. So bene quanta energia e impegno costa produrre un disco nuovo e, per me, risulta ancora più impegnativo dal momento che, in questi casi, mi autodefinisco una “secchiona” visto che rincorro una precisione maniacale nel portare in fondo ogni percorso che intraprendo. Giulio è un vero fenomeno, proprio come produttore/motivatore e alla fine mi ha convinto.
Che tipo di tour ci dobbiamo aspettare?
Partiremo in autunno e, anche se non mi ritengo una leader accentratrice, alla fine dicono che ne abbia la forma e la sostanza. Ma mi sento più parte di una band e questo tipo di attitudine fa si che si crei un insieme unico di creatività musicale che sul palco fa la differenza. questo è il mio modo di essere e di propormi alla gente.
Come definisci oggi la tua musica?
Dopo il decimo disco potrebbe essere un cerchio che si chiude e, allo stesso tempo, una sorta di trampolino verso qualcosa di nuovo e di stimolante che posso dire di aver raggiunto dopo moltissimi anni passati a suonare continuamente e a confrontarmi con diversi palchi.
Tu hai vissuto diverse esperienze, partendo da una vera e propria gavetta: cos'è oggi un percorso di crescita per un artista emergente?
Mamma mia, è dura, anzi, durissima. Proprio per come si è involuto, a livello di produzione/promozione il mondo della musica oggi a un artista emergente dico: “credici, ma tieni pronto un piano b”
E un’artista del tuo calibro che difficoltà incontra?
Ho la fortuna di avere un ottimo rapporto con molti musicisti e debbo dire che ho sempre respirato il loro rispetto mentre, per ciò che riguarda le figure dei discografici, vale tutto ciò che ci siamo detti prima… è un ambiente che non ha più nulla a che vedere con ciò che era quando ho iniziato io.
Ci regali una riflessione sulla questione del diritto d’autore?
Partendo dal presupposto che i miei numeri non sono quelli dei cosiddetti grandi, posso solo dire che vivo di musica, a tutti gli effetti è il mio lavoro. Mi rendo anche perfettamente conto che posso esser sicuramente vista come una privilegiata perché ciò che faccio è ciò che mi piace e che ho sempre sognato di fare, ma è, lo ripeto, il mio lavoro, non certo scevro di scogli, di sacrifici e di fatica. In questo momento storico esiste una sorta di mancanza di educazione nei confronti di un po' tutte le forme d'arte e della musica in particolare, che uccide chi ha fatto di quest'ultima il proprio mondo, come me.
Per esempio, Paredolia è stato un lavoro durato un anno intero, un anno dove si è lavorato, speso e faticato senza soluzione di continuità, ore su ore, giorni su giorni con serate, anche nei locali, per poter ammortizzare le spese vive per poi, vedere come va il disco stesso, il tour. Ci vorrebbe un po’ di rispetto in più verso la musica e verso chi ne fa una ragione di vita oltre che un mestiere.
Il video (stupendo) del nuovo singolo Lasciarsi andare