Inviato da ilgerone il
Uno dei tormentoni che possiamo cogliere, in questi ultimi periodi nel mondo della produzione musicale italiana, è il tipico:
"Ci sono le voci, ma non ci sono i pezzi"
Un classico modo di dire dal quale, però, non ci si può certo discostare molto soprattutto se si fanno paragoni, alle volte impietosi, con le realtà lontane dai nostri confini dove, è innnegabile, si cura moltissimo proprio la creazione del pezzo rispetto ad un mercato italico molto più incentrato sul mordi e fuggi.
Qualcuno potrà dire che il giardino del vicino è sempre più verde, ma l'effetto che ti fa un pezzo, magari anche di un autore da noi sconosciuto, troppe volte, è maledettamente diverso rispetto a prodotti italiani che paiono davvero troppo scontati e legati a realtà, leggasi talent, le quali sembrano tese al risultato in stile meteora piuttosto che alla cura di un progetto.
Un ulteriore esempio di quello che si sta dicendo è l'uscita dell'ultimo lavoro di Adelmo Fornaciari, alias Zucchero, che, proprio in questi giorni, ha fatto uscire un album, Black Cat, che propone atmosfere di indubbia qualità e che, senza se e senza ma, arriva dritto dritto a chi ascolta.
Molto interessanti sono le parole che si possono leggere in rete dello stesso Fornaciari che, in quella maniera molto diretta che gli si conosce, sottolinea come ad oltre 60 anni non c'è più la voglia/la necessità di guardare le classifiche quindi ecco un progetto musicale che va oltre le logiche di questo nostro mercato così povero e si concentra soprattutto sul prodotto musicale nella sua essenzialità.
Possiamo raccontarci quello che vogliamo, ma quando ti presenti con collaborazioni del calibro di Bono degli U2 (il testo di Streets of surrender s.o.s è suo) e proponi il dobro di Mark Knopfler cosa puoi aggiungere?
Il problema è che, però, questo genere di libertà se lo può concedere un personaggio come Zucchero o, per andare più indietro nel tempo, un Claudio Baglioni dal momento che quando raggiungi questi livelli, sei ben oltre le forche caudine di produttori ai quali un progetto musicale interessa zero e che hanno nel mirino solo il guadagno tutto e subito, poi chi se ne frega se bruci un giovane...
Si da la colpa, oggi, al metodo di fruizione del contenuto musicale e si punta il dito verso lo streaming selvaggio dei dischi scivolando nel tipico si stava meglio quando si stava peggio che riporta ad un passato dove, si dice, le cose erano diverse, ma, forse forse, il problema resta più vicino ad una scarsità di cultura musicale, ormai dilagante che non aiuta a crearsi un minimo di bagaglio tale da poter riconoscere la bella musica.
Sempre riprendendo il concetto del giardino verde del vicino di cui sopra, non stiamo dicendo, ad esempio, che "dagli altri" il talent non esiste, anzi, ma resta un fatto che i prodotti che arrivano, che ne so, dall'inghilterra o dagli Stati Uniti, piaccia oppure no, ti picchia dentro in maniera assolutamente più feroce facendoti capire quanta differenza ci sia tra il nostro ed il loro mercato e, soprattutto, quanto sia più forte l'emotività legata al mondo di quelle 7 note che, concedetemi un secondo di malinconia, tanto è importante per disegnare nel nostro animo quelle emozioni di cui tanto si sente il bisogno oggi.
Vainer Broccoli