Il vento le scompiglia i capelli, dal ponte lei osserva le imbarcazioni spostarsi sulle acque, la vita della città alle sue spalle va avanti normalmente mentre nel suo cuore si fa spazio la voglia di ricominciare a vivere...
Delicato, intenso e carico di significato...
Amsterdam rappresenta un vero quadro ad acquerello che Rita dipinge splendidamente con la sua voce e con arrangiamenti raffinatissimi!
Il brano si presenta con un'intro delicatissima dove una chitarra classica pizzicata dolcemente si accoppia ad un pianoforte suonato magistralmente...
La linea ritmica si presenta, verso la fine della prima strofa, con uno spazzolato sofficissimo che evolve in un drumming, dal primo ritornello, tutt'altro che invasivo, ma che sostiene tutto l'incedere della traccia grazie anche ad una linea di basso essenziale, ma assolutamente gustosa.
L'arrangiamento regala anche spruzzi di classe sontuosa grazie ad un violoncello che appare dopo la metà del pezzo, che dipinge pennellate raffinatissime colpendo al cuore chi ascolta mentre, proprio sul finale, ecco l'assolo di chitarra elettrica, lievemente effettata, che non ti aspetti che rappresenta la tipica gemma lucente incastonata in un gioiello semplice, ma di valore assoluto.
Splendida la linea di cantato dove Rita mette in luce tutta la sua capacità espressiva e la sua facilità di canto che vengono messe in risalto da un mixaggio che lascia la voce pulita e scevra di effetti particolari avvolgendo chi ascolta con una delicatezza che colpisce il cuore!
Da gustare ripetutamente comodamente seduti su di un divano!
La storia
La malinconia agrodolce del brano accompagna la chiusura dell’estate in una cerniera temporale fra tempo passato e tempo presente.
Il testo della nuova canzone di Rita Zingariello nasce da un viaggio prenotato per caso ad Amsterdam con la volontà di ricongiungere una parte di sé col mondo.
È estate e le strade sanno di legno e di mare in un luogo che sembra slegato dal tempo. La canzone rimanda dai primi ascolti alla piacevole invasione di colore negli occhi. La leggerezza e la semplicità volute nell’arrangiamento sono arricchite da una nota malinconica richiamata dagli archi a metà brano, quasi a voler sottolineare una più profonda volontà di trasformare i pesi del passato in ricchezza del presente”.
Il singolo è il terzo estratto dall’album “Il canto dell’ape”, un lavoro in cui la cantautrice prende consapevolezza di sé e diventa forte l’esigenza di raccontare l’epidermico piacere di fuggire l’ombra.
«Il disco è stato pensato a casa mia, dove spesso scrivo in solitudine per riordinare pensieri. E’ un’azione che, oltre a farmi stare bene, è diventata la mia unica e migliore psicoterapia.
Con questo disco ho svelato a me stessa dove sono arrivata e come ci sono arrivata.
Le canzoni sono nate con più penne, una chitarra e un pianoforte. Ho riempito fogli di parole e scarabocchi.
Ai fogli che non sono finiti accartocciati è toccato di finire catalogati in uno schedario verde mela ad anelli, da cui ho poi scelto le undici tracce di questo album.
Quando sono stata convinta di liberare in volo le canzoni ho incontrato Vincenzo Cristallo, chitarrista amico, con cui ho condiviso l’avventura dei live del mio album precedente, “Possibili percorsi” e a cui ho deciso di affidare gli arrangiamenti di questo ultimo disco.
Le atmosfere e le influenze che hanno ispirato l’album sono tante e diverse tra loro, dal pop d’autore all’indie-rock, dalla musica dub al bluegrass, con sonorità vintage e moderne insieme, dove la costante è l’uso di strumenti acustici (protagonista assoluta la chitarra), uniti ad un utilizzo minimale dell’elettronica.
La voce “pulita” e la semplicità dei testi, ci hanno condotto attraverso un viaggio fatto di verità e rinascite, di intimità e istintività, dove parole e melodie si sono contaminate con l’aria internazionale degli arrangiamenti.
Il vestito finale dell’album lo abbiamo confezionato nello Stones Lab Studio, dove la disponibilità e la professionalità di Leo Zagariello, che ha curato la ripresa del suono e di Angelo Nigro, che si è occupato delle programmazioni e della post-produzione del disco, hanno materializzato le nostre idee iniziali.
Il risultato è un progetto moderno, rivisitato in un’ottica crossover, in cui tanti sono i generi che si fondono con un’idea di partenza semplice ma al tempo stesso forte e di carattere». Rita Zingariello